Sono cresciuto con il mito di mio padre Cesare. Il giorno dell’esordio in prima squadra mi disse: “Bravo figlio mio, oggi hai fatto un primo passo… Ti auguro di vincere più di me, e di alzare proprio come me, almeno una volta nella vita, una Coppa dei Campioni da capitano, perché è una sensazione stupenda”. Da quel giorno, cercai di migliorarmi sempre il più possibile per poter diventare un giorno il capitano del mio Milan. Quando alzai la Champions League con la fascia al braccio a Manchester, pensai immediatamente a lui. Finita la partita, presi il cellulare e vidi che c’erano moltissime chiamate, tra cui quelle di mia moglie, e svariati messaggi di complimenti. Tra tutti quei messaggi, il primo era quello di mio padre. Aprii la casella, e con mio stupore lessi che c’era scritto: “Paolo sono orgoglioso di te. Papà”. Non mi aveva mai fatto un complimento… Era fatto così lui. Pensai, se Papà ha perso 2 minuti della sua vita per scrivermi questo, vuol dire che ho fatto veramente qualche cosa di importante…Tutta la squadra stava festeggiando, ma in quel momento, mi passò davanti tutta la carriera. Lasciai i miei compagni, e rimasi seduto per pochi minuti a rileggere e rileggere quel messaggio. Avevo raggiunto il sogno di mio Padre, quello di alzare la Champions da capitano proprio come lui. È stato sempre il mio esempio… È un padre silenzioso, che si faceva capire solo con uno sguardo. È stato il mio mito, e continuerà ad esserlo per sempre. Se sono diventato quello che sono oggi, il merito è tutto il suo”.
Paolo Maldini